E' alto lo spread tra le necessità delle persone rinchiuse negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e Stato e Regioni.

 

E' a livelli di guardia la preoccupazione dei Dirigenti di Psichiatria Democratica Emilio Lupo, Cesare Bondioli e Salvatore Di Fede sui gravi ritardi nel processo di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) e su come, temono, saranno le strutture che accoglieranno le persone fin'ora recluse negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Le notizie apparse su quotidiani e le voci raccolte negli ultimi giorni sui "requisiti" delle nuove strutture, delineate dal Regolamento in itinere,  rinforzano i grandi timori che PD va manifestando da tempo, ovvero che è assai  grande  il differenziale,  lo spreadtra le necessità delle persone recluse e le risposte che si appresterebbero a dare i Ministeri e  le Regioni.  Non è questa una preoccupazione aprioristica, pregiudiziale, sostengono in Psichiatria Democratica perchè ben oltre levoci  intorno airequisiti (attesi invano entro il 30 marzo, così come prevede la legge 9/2012) che avranno le strutture del dopo OPG, ci sono i fatti. Nessuna delle realtà associative che da anni sostengono la chiusura delle sei strutture giudiziarie, a differenza di come ha fatto la Commissione Marino, è stata fin'ora ascoltata nelle sue proposte, nè tantomeno - ci risulta - le Regioni stanno attuando, come si dovrebbe- i progetti individualizzati insieme alle persone interessate.

Ecco perchè il timore sta diventando grave preoccupazione, significando che le strutture più che essere piccole e intermedie e perciò in grado di porsi, da un lato, come luoghi di attenzione ai reali bisogni e dall'altro ponte verso un futuro deistituzionalizzato, saranno grandi e cronicizzanti. Insomma per Psichiatria Democratica più che essere piccoli condomini e  luoghi di liberazione e riscatto saranno simili a carceri, casermee ospedali .

Strutturesmalle non largecon lo sguardo e le risorse proiettate fuori e non nuovi reparti di custodia. Gli spazi per queste persone devono essere occasioni di vita e non nuovi cronicari asettici e normalizzanti attraverso un regime custodialistico per nulla rispettoso delle individualità e dei bisogni concreti.

Bondioli, Lupo e Di Fede perciò fanno appello ai Senatori e Deputati, alle Associazioni, agli Organi di informazione ed a quanti  si richiamano ai dettami della nostra Carta Costituzionale, perchè insieme ad una accelerazione del  processo di superamento degli OPG, si metta mano a progetti personalizzati per le persone recluse. Per PD significa - lo si ribadisce, con forza,  ancora una volta - centralità e coordinamento dei Servizi psichiatrici pubblici, personale sociale e sanitario formato ed in numero adeguato e finanziamenti  idonei vincolati. Programmi tesi allo sviluppo costante di pratiche di inclusione, fortemente orientate all'abitare come alla possibilità di lavorare per le persone temporaneamente ospitate nelle piccole strutture.

Secondo PD, in definitiva, una chiusura degli OPG burocratizzata, come quella che si va delineando, senza pulsioni al cambiamento nel fare quotidiano, vanificherà lo sforzo prodotto dalla Commissione presieduta dal Senatore Marino e la presa di coscienza collettiva che ne è scaturita eche ha fatto gridare a tutti che curare non deve mai significare rinchiudere e negare i diritti elementari delle persone. Mai e comunque.