ALBERGO dei poveri progetto insabbiato

ALBERGO dei poveri progetto insabbiato

la Repubblica 18 luglio 2013  (ediz. Napoli pagina 1 e IX)

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Emilio LUPO – Segretario Nazionale di Psichiatria Democratica

Salvatore DI FEDE – Resp. Organizzazione Naz. di Psichiatria Democratica

Facendo un po’ i conti, sono oltre una dozzina di anni che rincorriamo le Istituzioni affinchè la città di Napoli si attrezzi – anche alla “maniera europea” – per dare risposte ai sempre più numerosi cittadini senza fissa dimora (sfd).

Sono cresciuti con gli anni!

Dicevamo alla “maniera europea”, perché ormai tutto si misura, calibra, definisce in questa dimensione, anche se, poi, tutto resta ancorato a questa dimensione del possibile, mai del realizzato. A dire la verità potremmo anche risparmiarci questa traversata nel vecchio continente perché altrove, ovvero in altre parti dello stivale, qualcosa di più si è fatto o si sta facendo.

Noi, per dirla tutta, ci abbiamo provato con tutti gli Assessori e, quindi, con tutte le Giunte sin da quando come gruppo di Associazioni, allora denominato “Laboratorio per le città sociali” offrimmo - era il 2001 - agli Amministratori (gratuitamente, sia ben chiaro) con un opuscolo più che gradevole anche dal punto di vista grafico, un dettagliato progetto sul cui frontespizio si poteva leggere: “… attivare risorse multiple ed articolate a favore dei cittadini senza fissa dimora secondo i bisogni e nel rispetto delle individualità”.

 

Il piano di intervento, in sintesi, si articolava in quattro fasce:

$1a)      Intercettare il bisogno; b) restituire la dignità; c) promuovere l’inclusione; d) verso l’impresa sociale.

Tra rifondazioni delle coscienze  e giaculatorie di espiazione, il progetto veniva di volta in volta assunto e, dunque “ostentato”,  per l’effettiva sua capacità di aggregare risorse e per la dimensione fattuale delle sue indicazioni progettuali,  come “paradigmatico” del percorso che la Città, nel suo complesso, avrebbe dovuto compiere. Insomma quello che nel nostro progetto/azione veniva esposto - anche dettagliatamente per uscire finalmente dalla gestione emergenziale del problema, cronicizzante e dunque dispendiosa nel suo sperpero di risorse - veniva di volta in volta restituito, da quelle succedentesi Istituzioni, con affermazioni pubbliche, come la strada da intraprendere “senza esitazioni”: l’unica possibile, l’unica in grado di riscattarci. Tutti.

Ma si sa al potere  ed alla burocrazia , che è forte quando la classe politica non lo è  sufficientemente, non mancano gli strumenti per normalizzare in un battibaleno le alterità: un progetto che non costa nella sua elaborazione. Un progetto che ridiscute le politiche sociali, ne ridefinisce i soggetti in campo a partire dal coinvolgimento delle associazioni di concreto volontariato, una gestione pubblica che non ammette competenze fuori dal circuito delle azioni già in atto e che muta rendite di posizione in condivisione ampia, fino a modalità di cogestione con altri che nel tempo hanno fatto esperienze di nuove modalità di inclusione sociale. Ed ecco che uno dei luoghi indicati, “Il centro di coordinamento” – tra l’altro confiscato alla malavita organizzata, anche attraverso l’impegno delle Associazioni e dell’allora Assessore alla legalità – viene svuotato delle sue prerogative di istanza che vive dal basso e viene riempita di burocrati di Comune e Azienda Sanitaria. Qualcuno ricorderà che le dimissioni immediate da questo inutile organismo, del componente designato dall’associazionismo, furono immediate e bollate come un atto di ribellione.

Negli anni a seguire il Laboratorio continuò a mantenere viva l’attenzione al problema, allargando sempre più la partecipazione  a tante realtà di base che continuavano (e continuano) in silenzio a sporcarsi le mani a fianco di quanti hanno come casa le strade, le stazioni e  i porticati. E il tempo si rincorreva e veniva scandito da pubblici dibattiti,  petizioni e fiaccolate che organizzavamo  negli spazi antistanti la sontuosa struttura di Piazza Carlo III°, nel mentre gli Amministratori continuavano a perdersi dietro destinazioni filologiche dell’Albergo oppure - come accadde in un caso - a promettere la stessa struttura per destinazioni assai diverse tra loro (sic!). Ma al di la dell’amara ironia e del politicamente  no correct, eravamo messi male perché la Città stava perdendo un’altra delle sue occasioni… europee.

Il resto è storia recente: individuazione degli spazi nell’ex Albergo dei Poveri, con una progettualità fatta propria dall’ Amministrazione arancione, di un’ area per l’intervento sui bisogni primari di tipo diurno e risposte sul notturno, diversificate a secondo delle scelte individuali dei sfd, e primi passi per l’inclusione sociale con l’avvio dell’orto cittadino. Ma la delibera di variante per la messa in sicurezza che doveva – così come da impegno assunto, durante l’incontro del 20 marzo scorso, dal  Sindaco, dal suo vice e dal rappresentante dell’ Ufficio tecnico  – essere approvata in giunta entro il 30 marzo, continua – a quanto ci è dato sapere -anch’essa la lunga marcia negli uffici comunali. L’Assessore tecnico che aveva creduto al progetto -  a gestione comunale - quale una occasione di riscatto della nostra comunità cittadina, e si era adoperato perchè si scrivesse questa “pagina europea”, purtroppo ha lasciato. La delibera per la messa in sicurezza dei locali,  prima o poi vedrà la luce  ma non ci si illuda che saremo, finalmente,  giunti alla meta: incomincerà un’altra traversata per reperire tutti i fondi necessari per rendere operativo questo primo, importante segmento del programma complessivo per i sfd.

E a noi non resta che continuare questa marcia, insieme a tante altre realtà e movimenti, consapevoli che sarà sempre più dura la strada per, non più affermare bensì e come allora, per conquistare diritti. Quella che costringe intanto i reietti che non hanno dimora a dormire nei giardinetti, ma anche i detenuti a lavarsi con l’acqua dello sciacquone durante la canicola estiva e i ristretti in OPG a continuare la loro detenzione pur avendo espiato la pena, ai matti ad avere sempre meno risorse e quindi diritti, ai migranti a nascondersi ed ai rifugiati a … fuggire dal mondo!

E’ sempre più dura perché alla politica (con rare eccezioni) ed alla “borghesia napoletana” – sempre più assenti dalla vita della città – le persone di ogni genere che vivono in difficoltà (precari, esodati, donne sole, anziani etc.)  sono invise o invisibili e con essi anche tutti coloro che sono al loro fianco. Invisi come lo sono quanti  contrastano  la povertà in tutte le sue forme e sono orgogliosi della loro autonomia. Certo sarebbe assai diverso se classe politica e quella parte della Città, sempre indicata come “società civile e illuminata”, fossero alleate in questa azione di trasformazione continua dei fondamenti del nostro fare e pensare comunità. Dove sono finiti i “palazzi”, le “consulte”, gli “appelli” e le “grandi firme”?

E’ noto che la spinta propulsiva impressa dalla classe operaia,  dai movimenti di liberazione e di soggettivizzazione politica, portava con sé anche lo sviluppo e la coniugazione dei diritti, ecco perché in questo momento di grande arretramento sul piano dell’esercizio del potere sociale è giusto e doveroso interrogarsi: la  parte sana di questa città è ancora con la colomba di Picasso oppure ha scelto di volare altrove, in alto come le aquile ?

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 Firme
Raccolte fino a questo momento(vecchia+nuova):
1542 Firme
Nome CompletoEta' IndirizzoPaese/Citta'Note
Pierfrancesco Di Mauro27via taverna rossa 87CASAVATORE (NA)
 
Antonina Badessa61via taverna rossa 87CASAVATORE (NA)
 
raffaele galluccio58VIA ENZO FERRARI 7CASTELNOVO Nè MONTI (RE)
 
Raffaele Tipaldi60 Mondragone
 
Elvira lupo56Via monte grappa, 84Napoli
 
Beatrice Pipola51Via Ciaravolo, 38Napoli
 
Bruno Romano52Via Giustiniano, 283Napoli
 
Florinda Capasso28 Napoli
 
Gennaro Sanges67via Galileo Galilei, 34Napoli
 
ERNESTO CHIARANTONI42II Trav. Caposcardicchio, 31/ABari
 
riccardo dalisi  80127 napoli
 
anna maria laville  80127 Napoli
 
Gemma Zontini57Vicolo delle Nocelle 79/CNapoli
 
Michele Matullo653 trav. c.so secondigliano, 18Napoli
 
Giovanni Pierno  Napoli
 
laura de caprariis  napoli
 
raffaele centrulo54 napoli
 
Antonino Pane60via degli aranci 145, 16Italia
 
CESARE BONDIOLI  AREZZO
 
Amoroso Ciro Antonio56Via Cento Camerelle, 10Bacoli (Na)
 
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