MAGISTRATURA DEMOCRATICA XIX CONGRESSO NAZIONALE


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Chiudere subito gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari rimane un dovere collettivo.

Gli ultimissimi dati sulla popolazione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, segnalano una situazione di gravissimo stallo nel processo di dismissione.

E' questa, una constatazione, che avevamo avuto modo di sottolineare, anche all'indomani delle nostre ultime visite alle strutture in novembre: si evidenziava, difatti,  la burocratizzazione del percorso, l'attardarsi intorno a tavoli di lavoro per lo più scollegati dai contesti nei quali si dovrebbero, naturalmente, dispiegare i programmi di ritorno sul territorio di tutte le persone ancora costrette in OPG.

Sono in numero di 1073, tra uomini e donne,  gli internati, al 15 gennaio u.s., verso i quali - a nostro avviso - non registriamo nè l'attenzione necessaria nétantomeno quel fervoreche pure avevamo colto, negli anni  ‘80, allorquando, ASL, Regioni e Servizi territoriali (di Salute Mentale, geriatrici o di handicap stabilizzato) crearono, in tante realtà locali la giusta osmosi tra il dentro e il fuori, cioè tra il manicomio equel territorio sul quale bisognava costruire l'alternativa per il ricoverato, anche attraversoil coinvolgimento collettivo.

Il lavoro straordinario compiuto dalla Commissione Marino, il monito del Presidente Napolitano e le stesse migliaia di firme raccolte da Psichiatria Democratica nel Paese, a testimonianza di un risposta netta ad un sentire comune perchè si completasse -finalmente – con lachiusura degli opgil cammino tracciato da Franco Basaglia, richiedono un ulteriore sforzo.

Più duro, in ragione dell’attuale scenario politico-elettoralein cui una applicazione burocratica della legge, favorendo soluzioniistituzionali, sottraesempre più aria e risorse ai progetti individualizzati, l'unica strada da imboccare per Psichiatria Democratica, se vogliamo chiudere - come fino alla noia abbiamo detto - presto e benequesta angosciante pagina della nostra storia contemporanea.

Rilanciamo ancora una volta le nostre richieste, disposti, come avviene ormai da quarant'anni, a sporcarci le mani,dentro i processi di cambiamento pur di fare avanzare, concretamente, i percorsi di inclusione sociale dei tanti espulsi dal contesto ed abbandonati, perduti negli OPG.

Nella pratica riproponiamo quanto segue:

A) Titolarietà pubblica dei singoli progetti sia per garantire il raccordo tra tutti gli attori in campo (Regioni, ASL, familiari, volontariato, territori etc.),  sia per evitare che il vuoto progettuale consegni nelle mani  di unprivato mercantile il futuro degli attuali internati o che si traduca, come già se ne colgono allarmanti segnali, attraverso l’accorpamento di più moduli, in una loro neo -manicomializzazione in strutture anche di grandi dimensioni (da Castiglione delle Stiviere a Girifalco) ;

B) Creazione di una task-force da parte dei Ministeri della Salute e della Giustizia quale ponte con le Regioni, al fine di garantire "buone dimissioni", con giusta allocazione di risorse umane ed economiche in grado di garantire nel tempo l'attuazione di progetti casae progetti lavoro individualizzati anche perquanti saranno restituiti alla lorocomunità temporaneamente accolti nelle strutture che noi vogliamodi piccole dimensioni;

C) Penalizzazioni di tipo economico alle Regioni che non adempiranno - nei tempi concordati - a quanto previsto dal Decreto Severino sulla chiusura degli OPG;
D) Monitoraggio attivo, da parte del Ministero della Salute, circa l'attuale e la futura collocazione delle persone ristrette in OPG.

 

 Gennaio 2013

                                                        Emilio Lupo - Cesare Bondioli

                                   

Convegno Appartamenti verso l'autonomia - Abitare la Vita giovedi 21 febbraio 2013 c/o Auditorium Curie Estav nord-ovest via Cocchi n. 7/9 Ospedaletto (PI)

Il Convegno nasce dalla necessità di esporre i risultati e lo stato dell'arte del Progetto "Appartamenti verso l'Autonomia" realizzato dal Dipartimento di Salute Mentale dell'Azienda USL 5 di Pisa e dall'Associazione L'Alba di Pisa. Il Progetto si occupa di fornire un alloggio a persone con problematiche di salute mentale e di lavorare con essi all'acquisizione di autonomie sempre maggiori nella gestione della propria vita nel quotidiano, svolgere mansioni semplici di cura di sé , della propria igiene e degli spazi comuni, gestione del proprio denaro, fare la spesa e sapersi cucinare, saper condividere con gli altri abitanti uno spazio abitativo e stimolare la solidarietà interna lavorando sulla costruzione di buone dinamiche gruppali e lavorare alla creazione di un progetto personalizzato di autonomia anche fuori dalla casa teso alla riappropriazione per chi è possibile di una posizione lavorativa o quantomeno di un ruolo sociale attivo utilizzando tutti gli strumenti a disposizione necessari dai servizi e dai gestori per realizzare questo obiettivo. Negli ultimi anni si è moltiplicata anche nel nostro Paese l'attuazione di programmi che vedono l'inserimento degli utenti direttamente in appartamenti privati ad uso civile abitazione (a differenza dei gruppi appartamento), per lo più reperiti sul mercato immobiliare, in coabitazione ma anche singolarmente. Gli abitanti della casa si avvalgono, del sostegno degli operatori dipartimentali, del servizio sociale, dei facilitatori sociali e dei volontari dell'Associazione L'Alba in interventi strutturati e al bisogno con un supporto leggero all'abitare, lavorando molto sul potenziamento dei rapporti umani nel gruppo degli abitanti della casa e sulla responsabilità individuale alla costruzione di un benessere e di una armonia nel nucleo. Il Convegno, che vedrà anche confronti con altre esperienze sia regionali, ma anche extra-regionali, esporrà le metodologie e gli strumenti che sono stati utilizzati, i programmi di lavoro e i risultati ottenuti dall'esperienza.
 

 Responsabile scientifico:
Corrado Rossi
Responsabile organizzativo:
Diana Gallo
Animatore di formazione:
Lorella Raneri
Segreteria organizzativa:
Lorella Raneri
Azienda USL 5 di Pisa
U.O. Formazione

Modalità di iscrizione:
Per l'iscrizione è necessario compilare
la scheda in allegato
 

 da inviare entro il 20/2/2013
alla segreteria del Convegno
fax +39 050 959730
mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 Il Convegno rientra nel piano di formazione obbligatoria 2013 dell'Azienda USL 5 di Pisa.
La partecipazione al Convegno prevede 5 crediti ECM

 PROGRAMMA DEL CONVEGNO

giovedi 21 febbraio 2013
ore 09.00 - 18.00

Ore 08.30 Registrazione partecipanti
Ore 09.00 Saluti Istituzionali
Rocco Damone - Direttore Generale Azienda USL 5 Pisa
Maria Paola Ciccone - Presidente S.d.S. zona pisana
Ylenia Zambito - Assessore politiche abitative Comune di Pisa
Anna Romei - Assessore welfare Provincia di Pisa

Ore 09.30 Le politiche Regionali di sostegno all'abitare
Marzia Fratti - Regione Toscana

Ore 09.50 Le politiche sociali di zona
Giuseppe Cecchi - Direttore S.d.S. zona pisana

Ore 10.15 Il Progetto appartamenti verso l'autonomia
Corrado Rossi - Direttore UFSMA Azienda USL 5 Pisa
Diana Gallo - Presidente Associazione L'Alba
Filippo Chessa - Assistente Sociale Azienda USL 5 Pisa
Alessandro Ronca - Infermiere prof.le Azienda USL 5 Pisa

Ore 11.00 La ricerca Appartamenti verso l' Autonomia
Alessandro Lenzi - Ricercatore Clinica Psichiatrica AUOP

Ore 11.15 Pausa ca ffè

Ore 11.45 Proiezione video Appartamenti verso l'autonomia

Ore 12.15 L'Abitanza - politiche di accompagnamento all'abitare
Giorgio Federici - Direttore Apes

Ore 12.45 Dibattito

Ore 13.30 Light lunch

Sessione pomeridiana
Chairman Mauro Mauri

Esperienze regionali e nazionali sull'abitare

Ore 14.30 L'esperienza degli alloggi supportati nell'Asl To2
Manuela Fiorentino - Coordinatrice programma Case Supportate
Ileana Gargiulo - Operatrice programma Case Supportate
Guido Emanuelli - Psichiatra Asl To2

Ore 15.00 Venti anni di Abitare Supportato a Livorno
Mario Serrano - Direttore Azienda USL 6 Livorno

Ore 15.20 L'esperienza di abitare umbro
Emanuele Olmetti - Cooperativa Sociale ASAD Perugia
Premio letterario nazionale Storie di ordinato vicinato
Raffaele Marciano - Associazione Editori Umbri

Ore 15.40 Scenari di vita e supporto all'abitare
Giuseppe Cardamone - Direttore Azienda USL 9 Grosseto

Ore 16.00 L'abitare condiviso
Giuliano Casu - UO Psichiatria Azienda ASL 11 Empoli

Ore 16.20 L'evoluzione personale e collettiva
Daniela Teroni - Riabilitatrice psichiatrica

Ore 16.30 Il gruppo di sostegno in appartamento
Elisa Fazio Gelata - Psicologa
 

 Ore 16.40 L'appartamento Silvano Arieti
 
 Francesca Raimondi - Psicologa

Ore 16.50 Testimonianze partecipanti, volontari e facilitatori sociali

Ore 17.20 Dibattito

Ore 17.50 Conclusioni

Il light lunch prevede il pagamento di euro 8,00, da confermarsi al momento dell'iscrizione.

ATTRAVERSO LO SPECCHIO


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Cesare Bondioli: perchè la SIP sbaglia di grosso sugli OPG.

La posizione della Società Italiana  di Psichiatria (SIP)
non mi stupisce perché l'associazione degli psichiatri italiani non è stata
particolarmente presente in questi anni sul tema della chiusura degli opg:
bisogna considerare che il problema si è
posto fin dall'aprile 2008 con l'approvazione del DPCM che prevedeva il
"graduale superamento degli OPG" e la legge del febbraio 2012 è solo
l'ultimo atto di questo percorso. Nel frattempo ci sono state le ispezioni
della commissione sull'efficienza e l'efficacia del SSN presieduta dal Sen.
Marino, il suo filmato sconvolgente, le dichiarazioni sdegnate del
Presidente della Repubblica, ecc. senza che la SIP si esprimesse in maniera
così netta come nell'ultimo comunicato. E' vero che anche dopo l'emanazione
della Legge che fissa i termini tassativi per la chiusura degli opg ci sono
stati altri ritardi da parte degli organi ministeriali nell'emanazione degli
atti di attuazione della legge.

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Incontro-Dibattito


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Manicomi criminali, rispettare la legge”

 Gli altri – 15 marzo 2013

 

In questi giorni nasceva nel 1924 Franco Basaglia (11 Marzo) e sono i giorni che la legge Severino indica come gli ultimi degli OPG, "antri dell'orrore". La Società Italiana di Psichiatria (S.I.P.), di cui “possono” far parte solo psichiatri, e Psichiatria Democratica, cui invece aderisce senza obbligo di titoli chi condivide non solo gli aspetti notarili dello statuto ma soprattutto quelli etico-culturali ("mantenere vivo e promuovere l'impegno contro l'emarginazione, l'esclusione, la segregazione e lo stigma in tutte le sue forme contro qualunque persona siano dirette, per il superamento delle istituzioni totali, pubbliche e private, civili e giudiziarie"), sono in allarme. I due allarmi accostano, uno strano ossimoro, argomentazioni opposte. La SIP, “più realista del re” (deja vù dei dubbi post180, appena nata già inapplicabile!), chiede una proroga. Non ci vuol molto a immaginare cosa avrebbe detto (Ti sè mona!) Franco Basaglia. Per Emilio Lupo e Cesare Bondioli, segretario nazionale e responsabile Carceri e OPG di Psichiatria Democratica, di cui Franco fu fondatore, i motivi di allarme sono altri: la proroga sarebbe “puramente strumentale al mantenimento dello status quo e a un sine die degli OPG. La situazione è insostenibile da tutti i punti di vista, umano, scientifico, sanitario, riabilitativo. No proroga dunque ma piuttosto il rispetto della legge. Solo una reale presa in carico da parte dei Dipartimenti di salute mentale può evitare l'abbandono e prevenire il temuto reiterarsi di reati”. Nessun avventurismo (siamo stati più volte con i colleghi psichiatri a protestare per la desertificazione di risorse dei servizi per chi sta anche molto male) ma le ispezioni della commissione Marino, le tante dichiarazioni di  Napolitano o lo sconvolgente filmato trasmesso più volte, dalla Rai a Youtube, che ha commosso e indignato, "bruciano" troppo. Basaglia, “il liberatore, il medico che chiuse le case dei matti” come titolava tempo fa Maurizio Chierici su Il Fatto Quotidiano, che “si era sfilato il camice, segno di autorità che ancora oggi intimorisce chi ha una gamba rotta, immaginiamo gli esclusi inchiodati nei letti di contenzione", sarebbe con noi.

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Psichiatria Democratica contraria alla proroga della chiusura degli OPG.

Psichiatria Democratica

contraria alla proroga della

chiusura degli OPG.

 

Per quanto non ancora disponibile il testo completo del decreto ministeriale che proroga al 1° aprile 2014 la chiusura degli OPG , questo provvedimento non può che incontrare la contrarietà assoluta di Psichiatria  Democratica che da anni, e con proposte concrete, si batte per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Non possiamo condividere quanto si legge nella sintesi del comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n.73 del 21/03/2013 - “Viene prorogata al 1° aprile 2014 la chiusura degli Opg in attesa della realizzazione da parte delle Regioni delle strutture sanitarie sostitutive. Nel decreto si sollecitano le Regioni a prevedere interventi che comunque supportino l’adozione da parte dei magistrati di misure alternative all’internamento, potenziando i servizi di salute mentale sul territorio. Si prevede, in caso di inadempienza, un unico commissario per tutte le Regioni per le quali si rendono necessari gli interventi sostitutivi” – né ci rassicura l’affermazione del Ministro Balduzzi che (questa volta!) si procederà al commissariamento delle regioni inadempienti la scadenza.

Vogliamo ricordare al Ministro che le Regioni hanno avuto tutto il tempo per affrontare il tema della chiusura degli OPG che si è posto fin dal DPCM del 1.4.2008 (!) e che la “minaccia” di commissariamento, già prevista nella legge del 17.2.2012, non è stata un sufficiente deterrente per accelerare i processi di competenza né delle Regioni né degli uffici ministeriali che hanno colpevolmente ritardato di mesi l’emanazione del regolamento sulle strutture alternative all’opg, fornendo un comodo alibi all’inerzia regionale.

Non vi è quindi nessuna garanzia che la proroga non rappresenti, semplicemente, una dilazione e che alla sua scadenza non ci si ritrovi nelle stesse condizioni odierne.

Giova ricordare quanto successo per la chiusura degli ospedali psichiatrici dopo l’approvazione della legge 180/78: di proroga in proroga la data per l’effettiva chiusura è slittata fino al 1996 quando nella legge finanziaria – dopo pressioni continue di Psichiatria Democratica - furono stabilite sanzioni, in termini di trasferimento di risorse, per le Regioni inadempienti col risultato che la definitiva chiusura dei manicomi fu completata solo nel 1999.

Psichiatria Democratica chiede quindi che in sede di approvazione del decreto vengano introdotte analoghe sanzioni che prevedano, oltre al commissariamento, la penalizzazione delle regioni inadempienti con tagli al trasferimento dei fondi sanitari da parte dello Stato.

Nel frattempo devono essere dimessi, a cura dei Dipartimenti di Salute Mentale di competenza, tutti gli internati ancora in regime di proroga per i quali devono essere utilizzate, ove necessario, le strutture residenziali già esistenti (in Italia sono stati censiti oltre 18000 posti residenziali psichiatrici!) senza aspettare la creazione di nuove “strutture” che comporterebbero una neo-istituzionalizzazione degli attuali internati perpetuandone l’attuale emarginazione.

Solo in questo modo si eviterà che la chiusura degli OPG si traduca unicamente nel moltiplicarsi di strutture neo-manicomiali tra cui suddividere gli attuali internati, strutture che assorbiranno tutti i finanziamenti previsti dalla legge senza che rimangano risorse per formulare, per ciascuno di loro, un reale e credibile progetto terapeutico individuale. Purtroppo i segnali che provengono dalle Regioni nel loro complesso, quelle sedi di OPG e quelle che devono accogliere i loro internati attuali e quelli futuri, vanno nel senso di individuare strutture, spesso con un numero di posti letto addirittura superiore alle necessità attuali e con già ipotizzati accorpamenti di più moduli di 20 posti nella stessa sede. Si riprodurrà e moltiplicherà, in questo modo, su tutto il territorio nazionale il modello di Castiglione delle Stiviere (spesso richiamato dai commentatori) che, per quanto da sempre a gestione interamente sanitaria, rappresenta un modello manicomiale non solo contrario alla legge 180/78,  ma anche allo spirito e alla lettera della legge 9/12 che prevede una restituzione ai territori di competenza anche dei pazienti psichiatrici autori di reato.

Senza questa attenzione viene vanificato anche l’auspicio del Ministro alla Magistratura di Sorveglianza per l’adozione da parte dei magistrati di misure alternative all’internamento: essendo intervenuta la legge in regime di costanza legislativa, in attesa di auspicabili modifiche dei codici in tema di imputabilità e misura di sicurezza, l’unica vera urgenza regionale è l’individuazione della struttura in grado di accogliere gli eventuali invii da parte del magistrato dei soggetti per i quali non ritenga applicabile una misura alternativa e oggi destinati all’opg.

Dichiarazioni di Lupo e Bondioli sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: commissariamento per le regioni inadempienti e penalizzazione economica del fondo sanitario.

In relazione alla imminente conversione in legge del decreto di proroga della chiusura degli opg, dal 31.3.2013 al 1.4.2014, Psichiatria Democratica , attraverso il  Segretario Nazionale Emilio LUPO e il responsabile Naz. Carceri e OPG Cesare BONDIOLI, ribadisce quanto ripetutamente affermato nel corso del dibattito in questi anni.

Pur essendo sempre stata Psichiatria Democratica sempre contraria, in linea di principio, a qualunque proroga, riteniamo che il decreto di proroga risulterebbe gravemente depotenziato se, oltre a prevedere il commissariamento per le Regioni inadempienti, non prevedesse anche una loro penalizzazione in termini di trasferimento del Fondo sanitario. Ci sostiene in questa nostra posizione l’esperienza a suo tempo vissuta per la chiusura dei manicomi dopo la 180/78: di anno in anno la reale chiusura è slittata, nell’indifferenza generale, in primis delle Regioni, fino a che la Finanziaria del 1996 non previde una penalizzazione  delle Regioni e Asl inadempienti sulla chiusura dei manicomi, del 2,5%  oltre ad un loro commissariamento. Questo provvedimento fece sì che anche i “ritardatari” si attivassero per la chiusura dei manicomi che avvenne entro il 2009 con la loro completa dimissione.

La vicenda degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari è per molti aspetti analoga, complicata dal fatto che su ognuno di essi insistono diverse Regioni anche se quella dove è ubicato l’opg funge da capofila per coordinare i progetti di dimissione, per cui riteniamo indispensabile rafforzare la cogenza dei termini per la chiusura con provvedimenti che investano direttamente e pesantemente gli inadempienti (nel nostro caso la regione capofila ma anche le altre del bacino).

Psichiatria Democratica chiede pertanto che in sede di conversione il Decreto venga emendato, ribadendo:

-          Il ricorso al commissariamento delle Regione e della Aziende ASL, non rispettose dei termini per la chiusura degli opg con restituzione degli internati ai loro territori attraverso i Dipartimenti di Salute Mentale che ne cureranno la dimissione, con programmi terapeutici individualizzati, così come andiamo ribadendo da tempo;

-          Che il suddetto provvedimento sia accompagnato da una penalizzazione delle Regioni inadempienti nei trasferimenti del Fondo sanitario nella misura del 2,5%.

Psichiatria Democratica. Cantiere per la Formazione


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Non solo farmaci ma percorsi di guarigione possibili


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ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICI DELLA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA


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La 180 e la medicalizzazione della Vita (programma definitivo!)


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PSICHIATRIA DEMOCRATICA E UNASAM CONTRARI ALLA 181

Dichiarazioni di Emilio Lupo tratte da L'Unità del 14 maggio 2013

 

TUTTI PAZZI PER LA 181

di Cristiana Pulcinelli (pagina 17)

............... Ma c'è chi questa proposta non la condivide. Per Emilio Lupo, Segretario di Psichiatria Democratica,"esiste la legge quadro ed esistono i progetti obiettivo regionali. Nella lege c'è già la centralità dei servizi teritoriali, c'è il nuovo protagonismo di utenti e familiari,c'è la centralità dell'abitare e del lavoro, il resto può essere inserito nei regolamenti aziendali o nei progeti obiettivo regionmali. Il problema oggi è un altro:il depauperamento delle risorse dei dipartimenti di salute mentale.Oggi non c'è turnover, le risorse per l'abitare e il lavoro sono sempre meno. Il che vuol dire che si può aprire una deriva veso una neoistituzionalizzazione. Oggi c'è da difendere la centralità del servizio pubblico,partendo dalla linea di demarcazione della 180".

 

Antefatto:

L'associazione "Le parole ritrovate" lancia un'iniziativa popolare cui è stato dato il nome di "181": un testo di legge presentato come "fuori dagli schemi", in cui "speranza e fiducia sono le parole-chiave". I proponenti: "Bisogna far partecipare utenti e familiari ai servizi di salute mentale e garantire buone cure in tutta Italia". E sono pronti a raccogliere 50mila firme con lo slogan "Tutti pazzi per la 181" . Per saperne di più

 

Ed inoltre

Secondo il presidente Luigi Attenasio "non c'è bisogno di una nuova legge" e la proposta di superare la 180 è "inutile": occorre invece applicare la normativa vigente perché laddove ciò è stato fatto essa ha funzionato. Il vero problema? "I servizi desertificati"

ROMA - La proposta di legge 181? "Noi riteniamo che sia inutile e potenzialmente dannosa". A parlare è Luigi Attenasio, psichiatra e presidente dal 2010 di Psichiatria democratica. Non c'è bisogno di una nuova legge, ma di applicare quelle vigenti: dove la legge 180 è stata applicata, ha funzionato".

I promotori della "181" sostengono che sia arrivato il momento di andare oltre, di colmare ciò che la 180 ha lasciato di incompiuto, cioè il "chi fa che cosa dove e quando".

La 180 è la cornice. Dice cose semplicissime ma sostanziali. Sul terreno delicato del trattamento sanitario obbligatorio, ad esempio, si sanciscono una serie di garanzie a tutela della inviolabilità della persona: deve avvenire su proposta di un medico, con la convalida di un medico di struttura pubblica, con la convalida del sindaco, carica eletta e responsabile sanità, e poi c'è la figura del giudice tutelare. Non si parla più di autorità giudiziaria, come era dal 1904, così come non si parla di "pericolosità", si "decolpevolizza" il paziente. Due Progetti-obiettivo hanno dato concretezza e gambe a quei principi. Lì è detto come devono essere i dipartimenti, i centri diurni e le comunità, si ribadisce il primato dei territori. E più di 220 dipartimenti di salute mentale sono nati in Italia a seguito di questi testi, che in questo sono stati evidentemente rispettati. Ma il vero problema è un altro.

Qual è il vero problema?
Il vero problema è che i nostri servizi sono desertificati. Ho bisogno di operatori qualificati, mentre per effetto della spending review, dei tagli e della crisi economica si sta smantellando un sistema. E' in atto il tentativo di uccidere il welfare state. La nostra missione di aiutare chi è in condizione di sofferenza è messa a dura prova.

La proposta di legge 181 prevede l'utilizzo remunerato, nei dipartimenti, degli utenti e familiari esperti. Come giudica questa proposta?
Noi diciamo no, perché continuerebbe una asimmetria tra operatore qualificato e persone che sarebbero anche sottopagate. Non per svalutare il protagonismo degli utenti e dei loro familiari, anzi: a questo proposito ricordo anche l'esperienza dei "44 matti" al Parlamento europeo, dove abbiamo accompagnato utenti e familiari a portare la propria testimonianza. Ma ad ognuno il suo ruolo. Tutto è importante, fuori dai manicomi, ma professionalizzare alcuni non crediamo sia una buona strada. Se l'esperienza di Trento (di cui i promotori della legge sono portatori, ndr) funziona, bene. Ma a farla diventare modello tramite legge dello Stato diciamo no. Peraltro ci sono tante esperienze altrettanto positive.

Oggi pomeriggio, a 35 anni dalla legge 180, Psichiatria democratica organizza una iniziativa su "La 180 e la medicalizzazione della vita": si parla di scienza, soggettività, diritti e legami sociali.
Per noi il 13 maggio è il giorno della liberazione dal giogo manicomiale. La legge 180 ha in sé valori di democrazia, diritti e legami sociali. Per questo metterla in discussione è come se si volesse mettere in discussione la Costituzione. Noi come Psichiatria democratica e i tanti altri soggetti che oggi con noi organizzano questa iniziativa (da Cittadinanzattiva all'Unasam a Progetto Diritti onlus solo per citarne alcune, ndr), siamo usciti fuori dal recinto della psichiatria. Parliamo di salute mentale e di come costruirla, e questo è un problema di tutti, una questione di valori e di civiltà. (ep)

(13 maggio 2013)

 

 

 

Messaggio di don Luigi Ciotti a Psichiatria Democratica per l'incontro del 13 maggio 2013 a Roma


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