UN PIANO ORGANICO PER I SENZA FISSA DIMORA

 

la Repubblica - 16 febbraio 2012 —   pagina 9   sezione: NAPOLI

Emilio LUPO

Mi rivolgo all' assessore comunale Sergio D' Angelo e vado subito al dunque: un piano organico per i cittadini senza fissa dimora. Voglio dire anche di riporre fiducia in D' Angelo anche se, per il passato, la fiducia, davvero ingenua, in chi lo ha preceduto mi ha riservato delusioni. Amare. Mi riferisco a progetti - che avevamo prodotto con la collaborazione e l' assunzione di responsabilità dirette di più associazioni - poi fatti propri, a chiacchiere, dalle precedenti amministrazioni cittadine napoletane e che nella pratica hanno prodotto, per quanti sono costretti a vivere per strada, risultati pari a zero. Anzi no, non sarei veritiero se non dicessi che qualcosa è stato fatto.

 È stato trasformato il centro di coordinamento di via Pavia (struttura sequestrata, che fu adibita allo scopo anche grazie all' impegno di quelle condivisioni e dell' allora assessore De Masi) da luogo per l' analisi dei bisogni reali delle persone in difficoltà e, soprattutto, di coordinamento generale e di sostegno - per le azioni fattive e volontarie espresse da quelle mille realtà anonime che suppliscono alle carenze del pubblico - in un opificio burocratico, dal quale, peraltro, il componente di Psichiatria democratica, Salvatore di Fede, si dimise denunciandone da subito lo snaturamento. Come altri e con altri abbiamo rilevato come l' ondata straordinaria di gelo abbia fatto emergere in tutta la sua drammaticità quanto c' è da fare per affrontare alla radice il problema e per restituire organicità all' intervento. Mettendo insieme tutte le forze disponibili e stanando quelle che si defilano o che volgono lo sguardo altrove. Chi scrive, conosce le difficoltà di bilancio e per convinzione culturale profonda persegue l' obiettivo di mettere in rete quanto già esiste. Se pur così riemerge tutta la mia ingenuità, ribadisco quanto insieme ad altri abbiamo avuto modo di proporre: a) che in tempi assai brevi si provveda a fare l' analisi reale dei bisogni di quanti sono costretti a vivere all' addiaccio, anche alla luce dei dati recentemente pubblicati relativamente alla presenza di molti immigrati e di un crescente numero di napoletani che sempre di più sono in strada; b) la fotografia (si dice così?) di tutte le risposte finora fornite dal servizio pubblico e da quello privato, con particolare attenzione a valutare e sostenere le esperienze che partono dal basso e che in silenzio svolgono il loro preziosissimo lavoro di sostegno; c) il rilancio del centro di coordinamento di via Pavia 129, restituendo al coordinamento il suo ruolo originario. Tra i compiti del centro di coordinamento vogliamo anche suggerire: la presenza di avvocati di strada che, in giorni prestabiliti, si facciano carico dei mille problemi dell' utenza; l' attivazione, d' intesa con la Asl Napoli 1, di una corsia preferenziale in grado di garantire l' effettuazione di prestazioni sanitarie in tempi rapidi; d) l' individuazione di strutture differenziate (a cominciare dall' Albergo dei Poveri) e sparse su tutto il territorio cittadino, in grado di rispondere, in ogni periodo dell' anno, ai diversificati bisogni dei cittadini senza fissa dimora e organizzate a diversi livelli d' interazione con le reali necessità delle persone costrette per strada. Insomma un piano che non aspetta l' urgenza, ma che sarebbe organicamente in grado di fare fronte a qualsivoglia evenienza anche nel tentativo progettuale di sostenere l' uscita dalla marginalità delle persone che sopravvivono senza risorse, lavorando e impedendo la cronica stabilizzazione di un' emergenza sociale. Mi viene da dire: «Se non ora quando?». Se non ora, quando potremmo perseguire l' obiettivo - da Palazzo San Giacomo a via Verdi fino alle Municipalità, ai condomini, ai vicoli- che il livello di civiltà di una comunità stia nell' aumentare sempre più l' attenzione e le prassi nei confronti delle persone in difficoltà di vivere, fino a rimuovere tutti gli ostacoli che producono stigma e isolamento? La mia maledetta ingenuità mi fa dire che è ancora possibile scrivere una bella pagina napoletana.