Il Paradigma dell’ultimo
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- Published on Tuesday, 21 April 2020 11:20
- Written by SupeUser
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Il Paradigma dell’ultimo
“…Sul piano relazionale corrisponde alla identificazione con gli oppressi, ci ha permesso di partire dal paziente più grave, dal più regredito, da quello ritenuto più incomprensibile, pericoloso, per dimostrare che era possibile cambiare la situazione…” [1]
A quasi trent’anni di distanza torna alla ribalta il Pio Albergo Trivulzio, la “Baggina”, dalle cui vicende nel 1992 partì l'inchiesta di “ Mani pulite” che sfocerà poi in Tangentopoli.
Certamente non è mia intenzione adombrare paragoni con quanto è avvenuto in questi giorni di emergenza COVID-19 con la morte di tante, troppe, persone anziane lì ospitate o in altre RSA e non solo in Lombardia. Sarà compito della Magistratura individuare eventuali profili di responsabilità.
Ma di certo speravo che mai più si dovesse parlare di questo grande gerontocomio, di questa istituzione (totale) che accoglie un migliaio di persone anziane bisognose di assistenza, parcheggiate in attesa della morte.
Lo stesso discorso ovviamente vale anche per le residenze psichiatriche. E’ di queste ore infatti la notizia di 3 morti, 38 positivi su 40 ospiti di una struttura della Liguria. E la soluzione pensata per arginare il contagio ci lascia ancor più perplessi. A breve infatti sarà attivata una struttura dedicata solo a pazienti psichiatrici COVID. Del resto già in manicomio esistevano i reparti TBC e di isolamento per malattie infettive!
Certamente è solo la punta dell’iceberg.
Psichiatria Democratica aveva da tempo denunciato il rischio di una nuova istituzionalizzazione. Nel mese di dicembre 2018 tenemmo a Roma il corso di formazione “ Il cronicario della porta accanto “, che alludeva al costituirsi di “… un nuovo grande internamento diffuso in tante piccole strutture, magari isolate, sicuramente avulse da ogni benché minima ipotesi di presa in carico dei servizi di salute mentale.
Rischio che già paventavamo nel chiudere gli OP, cioè che il tutto si potesse risolvere in un processo di de-ospedalizzazione o peggio ancora di trans-istituzionalizzazione: dal manicomio a nuove istituzioni con dimensioni forse più familiari, ma con analoga funzione custodialistica. Insomma che si andasse a costituire, una nuova “istituzione diffusa”.[2]
Una nuova istituzionalizzazione che ha visto coinvolti a vario titolo ampi settori del privato, anche sociale, e delle realtà religiose.
L’emergenza COVID ha scoperchiato il vaso di pandora. Falsa infatti si è rivelata la convinzione che per la Sanità, per i servizi sociosanitari in particolare, il ricorso al privato sarebbe stata l’unica soluzione possibile per mettere fine agli sprechi e razionalizzare la risposta ai bisogni degli utenti Il risultato è stato che, in alcune realtà geografiche più di altre, si è generato il progressivo depauperamento dei serviziterritoriali in favore di un grosso apporto alla ospedalizzazione privata,magari solo per alcuni settori remunerativi, come ben ha dimostrato la insufficienza di posti di rianimazione.
Ma tornando allo specifico delle RSA, la cosa più assurda che ci è toccato sentire sin dagli inizi dell’emergenza è che la pandemia stesse decimando la popolazione anziana e con essa si sarebbe persa la memoria di cui i vecchi sono portatori.
Ma quale memoria, quella degli anziani reclusi in RSA e magari sottoposti a contenzione meccanica?
E soprattutto, chi dovrebbe raccoglierne la memoria ?
Ma c’è anche un sistema virtuoso, quello dei Budget di Salute di cui abbiamo una discreta esperienza in Campania, segnatamente nel Casertano, anche con il riutilizzo di beni sequestrati alla malavita organizzata.
Un sistema che concretamente può aiutare le famiglie per evitare che anziani e disabili diventino un peso o, peggio, uno scarto, attraverso la presa in carico personalizzata che rispetta la storia delle persone e preserva le sue relazioni e tende a migliorare la qualità di vita, compatibilmente con le limitazioni conseguenti all’età o alle disabilità, tra l’altro con costi più bassi delle rette giornaliere delle RSA o delle varie strutture residenziali.
Nei giorni scorsi il viceministro alla Salute su questo tema ha affermato: “…..il sistema del “Budget di salute”, è un modello innovativo che non solo risparmia ma spende bene il denaro pubblico, valorizzando la dignità delle persone……Le Rsa possono apprendere la bontà di strutture più piccole e le cooperative del “Budget di Salute” possono a loro volta acquisire la grande professionalità delle residenze assistenziali. I cammini virtuosi sono quelli in cui si fa strada insieme, raccogliendo gli aspetti migliori e più innovativi. Il “Budget di Salute” è una realtà che può e deve avere respiro nazionale….”.
Ecco, credo che su questi temi Psichiatria Democratica nei prossimi mesi debba farsi promotrice ancora una volta di un dibattito di respiro nazionale, di iniziative che coinvolgano un fronte ampio affinché una volta superato il lockdown non si ricada negli stessi errori.
Giuseppe Ortano
[1] Cfr. Paolo Tranchina, Fogli di Informazione n° 14/1974
[2] Cfr. Giulio MaccacaroFogli di informazione, n° 50/1978